A Teatro degli Illuminati torna la stagione 2025 di Teatro Ragazzi e Teatro a Chilometri zero! 19 spettacoli per la prima volta con repliche a Trestina per le rassegne dedicate alla compagnie locali.

DA SAN GIUSTINO A CITTà DI CASTELLO IN DIREZIONE SUD
Il paesaggio della Valtiberina trova nel “biondo Tevere” uno dei principali elementi caratterizzanti: un fiume che attraversa i comuni e li unisce.
Il percorso lungo il Tevere che da San Giustino raggiunge verso sud Città di Castello costituisce uno dei tratti più suggestivi, con lo sterrato che costeggia da vicino il corso del fiume, addentrandosi in un contesto prevalentemente agreste, tra campi coltivati e boschi.
Da San Giustino, ci si dirige verso Pistrino e al km 3,2 della Strada Statale 73bis, superato il ponte sul Tevere, si imbocca sulla sinistra e si prosegue per lo sterrato che costeggia il fiume.
In corrispondenza di Piosina si imbocca il percorso ciclopedonale che giunge a Città di Castello. La prima tappa che si incontra è il parco dell’Ansa del Tevere attraversando il quale è possibile raggiungere il centro storico cittadino e visitare i musei del centro, come la Pinacoteca comunale, la Collezione Tessile “Tela Umbra”, il Centro di documentazione delle arti grafiche “Grifani Donati” 1799, la Collezione Burri a Palazzo Albizzini e il museo del Duomo.
Tornati al parco dell’Ansa del Tevere, è possibile proseguire seguendo il corso del fiume fino a giungere al laghetto dei cigni, un parco che sorge proprio di fronte agli Ex Seccatoi del tabacco altra sede della Collezione Burri. Riprendendo la via lungo il fiume si prosegue verso la zona della Casella e, dopo un breve tratto di strada asfaltato, si rientra lungo il percorso del corso del Tevere e si raggiunge il polo museale di Garavelle con il museo malacologico Malakos e il Centro delle Tradizioni popolari.
DA CITTà DI CASTELLO A SAN GIUSTINO DIREZIONE NORD
Il percorso può partire a Città di Castello dal parco Parco Alexander Langer o dell’Ansa del Tevere in direzione nord. Lungo il percorso si costeggiano gli abitati di Lerchi, Piosina e Giove. Una volta arrivati a Selci è possibile visitare lo Stabilimento Tipografico Pliniana. Nei pressi del campo sportivo è possibile scegliere se proseguire lungo il Tevere, da lì giungere al ponte sul Tevere nei pressi dell’abitato di Pistrino, e arrivare San Giustino o seguire un altro sentiero: il Percorso Plinio.
Il percorso Plinio consente ammirare le bellezze paesaggistiche e naturali della zona, con bellissimi scorci sulle vedute storiche di San Giustino e, in lontananza, di Monte Santa Maria Tiberina. Giunti in località Pitigliano è possibile compiere una suggestiva deviazione verso la collina e raggiungere il molino medievale dei Renzetti, un molino alimentato ad acqua, ancora funzionante e l’abbazia di Uselle Infra Montes, adagiata ai piedi dell’appennino Umbro-Marchigiano e risalente al XII secolo.
Tornati a valle in località Pitigliano è possibile ammirare i resti archeologici dell’antica Villa in Tuscis di Plinio il Giovane e da lì dirigersi verso il Museo archeologico di Villa Graziani. Da qui si arriva al centro storico di San Giustino dove sorgono il Museo storico e scientifico del Tabacco e il Castello Bufalini.
Dal centro di San Giustino si seguono le indicazioni verso nord in direzione della ex repubblica di Cospaia. La libertà di cui godeva il piccolo stato (1441-1826) l’aveva reso un territorio franco per ogni tipo di commercio tanto che numerosi contrabbandieri vi trovavano impunemente rifugio. Da Cospaia è possibile fare una breve escursione lungo il Sentiero del Contrabbandiere. Il cammino delinea un percorso di 12,5 km che, tra scorci mozzafiato e vedute panoramiche, tocca ben tre regioni: Umbria, Toscana e Marche.
DA CITTà DI CASTELLO A UMBERTIDE PASSANDO PER MONTONE. DIREZIONE SUD
La strada che da Città di Castello va a Monte Santa Maria Tiberina è chiamata Montesca, proprio perché conduce all’antico marchesato del Monte. Dopo circa 2 chilometri dall’abitato tifernate si incontra Villa Montesca con il suo ampio parco, edificata alla fine dell’Ottocento dal barone Leopoldo Franchetti, fondatore insieme alla moglie Alice Hallgarten del Laboratorio tessile “Tela Umbra” e delle scuole rurali di Montesca e Rovigliano. Proseguendo verso Uppiano si passa una località detta Dogana, evidente richiamo ad un antico confine, e si giunge a Monte Santa Maria Tiberina, dove è possibile visitare il Palazzo Museo Bourbon del Monte e la pieve di Santa Maria Assunta. Dall’alto borgo è possibile addentrarsi in escursioni verso le antiche fortezze e torri a difesa del territorio come Marzana.
Scendendo da Monte Santa Maria verso sud, si arriva a Montone, uno dei borghi più belli d’Italia, luogo ideale da cui inoltrarsi per passeggiate, trekking, cicloturismo, e anche osservazione delle stelle. Nel territorio di Montone, infatti, a Coloti, antico borgo in posizione panoramica nella valle del torrente Carpina, esiste un osservatorio astronomico tra i più avanzati d’Italia.
Da Montone si può scendere ancora di qualche chilometro e arrivare alla città di Umbertide, con la sua rocca e i suoi monumenti.
Tra questi l’Abbazia di Montecorona (a quattro chilometri dalla città) fondata nell’anno Mille da San Romualdo, che presenta affreschi di Scuola Umbra e una meravigliosa cripta; la Chiesa di San Bernardino nel pieno centro storico della città, che conserva, tra le altre cose, il dipinto di Muzio Fiori “la Cena degli Apostoli” (1602); la bellissima Chiesa di San Francesco, edificio del XIII secolo che conserva affascinanti affreschi (dei quali uno realizzato da Ottaviano Nelli da Gubbio); o anche la Chiesa di Santa Maria della pietàcostruita nel 1486 su una piccola altura detta del Mercatale appena fuori dal Borgo superiore di Fratta per volere di papa Sisto IV e che conserva dipinti del Pintoricchio; infine, la Chiesa di Santa Maria della Reggia,conosciuta come Collegiata, tempio ottagonale dedicato alla Beata Vergine Maria del XVI secolo costruito per volere della cittadinanza.
roseguendo, invece, da Monte Santa Maria Tiberina verso Arezzo si giunge a Lippiano, un borgo arroccato sorto intorno all’antica pieve di San Michele nel XII secolo e riconosciuto ufficialmente tra i castelli del marchesato nel diploma imperiale del 1355.
L’edificio è noto in città come Palazzo Pierleoni, nome della nobile famiglia che lo acquistò nel corso del XVIII secolo. Il palazzo conserva un aspetto cinquecentesco ed è caratterizzato da eleganti decorazioni interne risalenti ai secoli XVIII – XIX, mentre la facciata presenta dei medaglioni in terracotta sopra le finestre del primo piano, raffiguranti personaggi dell’antichità che ricordano le sculture dell’artista fiorentino “G. B. Foggini” e conservati nella Castelluccia del Parco delle Reggia di Caserta.
L’INGRESSO
Varcato il portone d’ingresso, si possono ammirare nell’androne dei bei in arenaria che presentano sugli architravi delle scritte in latino; si tratta di alcune massime e di una citazione tratta dalle Bucoliche di Virgilio (Ab Jove principium, III, 60). Alla sommità dell’arco che sovrasta lo scalone è scolpito lo stemma della famiglia Pierleoni.
PIANO NOBILE (1-5)
Il pianerottolo del piano nobile introduce all’appartamento studio. Il primo vano, presenta un imponente stemma Pierleoni dipinto sulla parete e il primo manifesto che venne affisso sui muri della città dopo la Liberazione: vi si legge che Luigi Pillitu venne nominato dal Governo Militare Alleato primo Sindaco del dopoguerra il 25 luglio 1944.
La sala successiva presenta decorazioni tratti verosimilmente dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso (1544-1595): il primo sulla parete di sinistra raffigura Rinaldo e Armida (XVI, 20), segue il Battesimo di Clorinda da parte di Tancredi (XII, 69) e infine Erminia fra i pastori (VII, 6). Nel riquadro sopra il caminetto compare l’effige in marmo del personaggio religioso Florido Pierleoni (1742-1829).
Nella stanza attigua compaiono decorazioni, raffigurazioni di divinità e personaggi mitologici che fanno da cornice al grande stemma Pierleoni dipinto al centro del soffitto. Questo spazio raccoglie oggetti e memorie legati al Collegio Serafini, fondato a Città di Castello dal prof. Silvio Serafini nel 1894. La proprietà fu in seguito rilevata da Guido Meroni, che rinnovò l’edificio presso l’antico convento dello Spirito Santo. Ritornando indietro, si accede a quella che doveva essere una camera da letto.
Il salone successivo che celebra negli affreschi del soffitto le quattro stagioni presenta mobili di pregio: Al centro della volta compare Apollo che guida il carro del Sole. Nei sottostanti riquadri sono raffigurate le Stagioni: Nei lati lunghi della stanza sono dipinti l’Inverno, un vecchio che si sta scaldando vicino ad un braciere mentre dei puttini lavorano per procurare legna da ardere, e l’Estate, giovane donna con in mano un mazzo di spighe e un falcetto da mietitore.
La Primavera e l’Autunno sono raffigurati rispettivamente come una fanciulla seduta in un giardino fiorito e come Dioniso o Bacco, con una corona di edera sul capo e in mano il tirso. Agli angoli del soffitto compaiono quattro divinità: Era – Giunone, affiancata dal pavone. Poseidone – Nettuno, raffigurato nell’atto di impugnare il tridente, la dea Cibele : una figura femminile con una corona turrita in testa e uno scettro in mano. Infine Efesto –Vulcano, con i suoi simboli tradizionali: l’incudine e il martello.
Spostandosi nello spazio successivo si entra in una stanza dove sono state sistemate le opere realizzate da artisti quali Corrado Cagli (1910-1976).
Vi è esposto anche un servizio da tè firmato da Aldo Riguccini (1913-1992), in arte de Rigù e di altri esponenti dell’ambiente artistico locale quali Dante (1904-1953) (direttore artistico alle Ceramiche Rometti) e Massimo Baldelli (1935-2003).
L’ultima saletta è dedicata a Jole Meroni, figlia di Guido Meroni e moglie di Luigi Pillitu, scomparsa nel 1990.
“Il complesso museale ha sede nella chiesa e nel convento di San Francesco. Da un monumentale chiostro si accede all’interno della chiesa, dove sono conservate tracce di affreschi risalenti al XIV-XVI secolo. La Pinacoteca ospita, tra le opere più prestigiose, il gruppo ligneo del XIII secolo rappresentante la Deposizione e il gonfalone di Bartolomeo Caporali raffigurante la Madonna della Misericordia.”
CHIESA DI SAN FRANCESCO
Fondata intorno al 1300, la sua tipologia è quella tipica delle architetture degli Ordini mendicanti: forme semplici e lineari, unica navata con abside poligonale, copertura a capriate. La chiesa rappresenta il nucleo centrale del museo, conservando al suo interno numerosi affreschi prevalentemente a carattere votivo. I brani sopravvissuti degli affreschi più antichi (XIII Secolo) fanno pensare che subito dopo l’edificazione della chiesa si pose mano ad un ampio intervento decorativo. Gli esiti più alti della decorazione della chiesa spettano però al secolo successivo, quando l’edificio divenne la chiesa di famiglia dei Fortebracci che generosamente contribuirono al suo abbellimento, fornendola di altari, suppellettili e dipinti.
Nella chiesa sono presenti anche pregevoli opere lignee, quali il bancone dei magistrati con motivi ad intarsio ispirati alle “grottesche”, il coro ligneo e il pulpito.
PINACOTECA COMUNALE
La raccolta comprende un gruppo di dipinti datati tra il XVI e XVIII secolo, provenienti dalle chiese di Montone, testimoni dei rapporti del borgo con Perugia e Città di Castello. La Deposizione lignea è tra le opere di maggior pregio. I quattro componenti di cui è composta facevano forse parte di un gruppo di cinque figure, con Cristo, la Vergine, San Giovanni Evangelista, San Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo. Fra le tele seicentesche la più notevole è quella raffigurante Sant’Antonio di Padova con il Bambino.
La nuova sezione archeologica, infine, raccoglie testimonianze di un ritrovamento di una villa romana nei pressi di Santa Maria di Sette del II secolo d.C: Gli ultimi scavi hanno portato alla luce numerosi frammenti di tegole e coppi, pezzi di dolia e di anfore, frammenti di ceramica nera, una bella moneta d’argento, tessere di mosaico in marmo nero. Dai dati raccolti si può pensare che si trattasse di una villa servile di dimensioni medio-grandi, che si sviluppava a mezza costa con una serie di terrazzamenti e di proprietà di un ricco ed illustre personaggio di cui purtroppo non si conosce il nome.
SEZIONE ARCHEOLOGICA
La sezione archeologica raccoglie testimonianze di un ritrovamento di una villa romana nei pressi di Santa Maria di Sette del II secolo d.C. Gli ultimi scavi hanno portato alla luce numerosi frammenti di tegole e coppi, pezzi di dolia e di anfore, frammenti di ceramica nera, una bella moneta d’argento, tessere di mosaico in marmo nero. Dai dati raccolti si può pensare che si trattasse di una villa servile di dimensioni medio-grandi, che si sviluppava a mezza costa con una serie di terrazzamenti e di proprietà di un ricco ed illustre personaggio di cui purtroppo non si conosce il nome.
MADONNA DELLA MISERICORDIA, BARTOLOMEO CAPORALI (1482)
La Madonna della Misericordia, completamente restaurata, opera di Bartolomeo Caporali, fu realizzata su committenza del Convento dei Francescani ed è datata 1482. Senza dubbio è l’opera pittorica più rilevante della raccolta e rappresenta la sintesi perfetta tra i canoni pittorici toscani e quelli tipicamente umbri, unendo l’uso del fondo-oro con le rappresentazioni paesaggistiche.
Si tratta di un tipico gonfalone contro la peste, che rientra nel genere di quelli realizzati nel XV secolo, la Vergine della Misericordia protegge, infatti, i fedeli con il proprio mantello dalle frecce che simboleggiano le sciagure scagliate da Cristo giudice, nella terra; uno scheletro con la falce, immagine della morte, allude agli effetti nefasti della peste.
Oltre ai santi rappresentati a sinistra che sono: Sebastiano (protettore antipeste), Francesco, Biagio (protettore della gola e dei cardatori di lana) e Giovanni Battista compaiono a destra invece Nicola (protettore dell’ordine francescano, mercanti e commercianti) Bernardino (santo francescano importante assieme a sant’Antonio da Padova, nonché protettore degli ammalati ai polmoni), Gregorio (cui è dedicata la Pieve) e Antonio di Padova (il santo taumaturgo dei Francescani)..
GRUPPO SCULTOREO LIGNEO DELLA DEPOSIZIONE
Crocifisso, Madonna, san Giovanni, san Giuseppe d’Arimatea, 1260-1270.
Provenienti dalla pieve di San Gregorio, le quattro sculture sono quanto rimane di un gruppo di Deposizione dalla croce, sicuramente comprendente anche la figura di Nicodemo oggi dispersa. È certa l’esposizione di gruppi simili nelle cerimonie di culto che culminavano nel Venerdì Santo ed è anche provata la loro presenza in funzione drammatica nello svolgimento delle Sacre Rappresentazioni della Passione all’interno e, più spesso, all’esterno delle chiese.
⌚ ORARIO DEL MUSEO : Martedì/Mercoledì/Giovedì – CHIUSO. Venerdì/Sabato/Domenica (10.30 – 13.00 / 15.30 – 17.00)
Gratuito: bambini fino a 5 anni, residenti, soci ICOM, giornalisti accreditati , scolaresche e ragazzi che effettuano attività didattica, guide turistiche abilitate.
Sarà possibile visitare all’interno dell’ex chiesa, la mostra temporanea TUTTO T’ORNA di Luca Morganti, inaugurata sabato 28 Settembre.
È la collezione di riferimento del CNR-ISMAR di Bologna per l’Italia ed è a disposizione di studiosi specializzati del settore, studenti e pubblico generico ed ha sede ella suggestiva Villa Capelletti a Città di Castello in provincia di Perugia.
“Svolgiamo un fervente lavoro sulla didattica, nelle nostre aule e nelle scuole, trattiamo svariati temi che spaziano dalle scienze naturali, alla biologia, la chimica, la paleontologia fino ad arrivare all’antropologia. Utilizziamo la didattica informale con metodo induttivo hands-on declinato in tutte le sue forme, per fare divulgazione scientifica a tutti i livelli: dal nido, all’università, fino ai corsi per docenti.”
SEZIONE DEL MUSEO
Il filo conduttore dell’esposizione è la conchiglia, che parte per un viaggio attorno al mondo e nel passato per incontrare altri animali, piante, fossili e raccontare una storia straordinaria. Un percorso che ci porterà ad esplorare luoghi lontani ed epoche remote. Partiremo dalla stanza della Malacologia come campo base per innumerevoli scoperte, con la conchiglia che ci porterà per gli oceani con il Percorso blu e nei deserti e foreste con la sala della Terra; faremo poi un tuffo nel passato con i reperti fossili, le ammoniti e ci inoltreremo nelle viscere della terra grazie a minerali scintillanti nella sala di Geologia. Un’esposizione di Antropologia ci mostrerà pezzi originali che fanno parte del nostro lontano passato, per emozionarci con gli strumenti maneggiati dai nostri antenati ed infine un percorso immersivo dove coinvolgere tutti i sensi grazie alla Mostra sensoriale. Parole d’ordine “scoperta ed emozione!”
6 diverse sale e percorsi per un’esplorazione del pianeta terra e della natura. Ad ogni sala sono abbinati una visita guidata e un laboratorio pratico, prenotabili con le biologhe e con il paleontologo.
Focus spot su Pleurotomarie, rarissime da vedere soprattutto tutte insieme, e Murici, vetrine temporanee che cambieranno periodicamente per illustrare le famiglie di molluschi più particolari.
Malakos ospita al suo interno anche la ricostruzione di una barriera corallina, composta da materiali provenienti dai sequestri dei carabinieri CITES, con specie endemiche, rare ed a rischio di estinzione.
INFO e Prenotazioni
E’ possibile prenotare gite di un giorno intero o due, visitare anche l’antistante Centro delle Tradizioni Popolari e il pranzo al sacco.
📱 Per info 349.5823613 anche via Whatsapp
🐌 malakosmuseum@gmail.com
Direttrice e Project Manager: Dott.ssa Debora Nucci
Ricercatrice e Progettista: Dott.ssa Beatrice Santucci
Fondatore e Curatore: Prof. Gianluigi Bini
Paleontologo: Dott. Riccardo Ferri
Presidente: Giuliano Acquisti
Poco distante dal centro abitato di Morra, sviluppatosi attorno alla romanica Pieve di Santa Maria, sorge l’Oratorio di San Crescentino costruito nel 1420 per soddisfare le esigenze di culto dell’omonima Confraternita e ampliato nella forma attuale nel 1507.
L’Oratorio si presenta come un vero scrigno d’arte che custodisce al suo interno un interessante ciclo di affreschi attribuiti a Luca Signorelli e alla sua scuola: La maggior parte della critica colloca l’impresa pittorica tra il 1507 e il 1510. La tradizione vuole che il pittore, spostandosi dalla natia Cortona a Città di Castello per far fronte alle molteplici commissioni di lavoro, si fermasse a Morra, abituale luogo di sosta dei viandanti.
L’edificio presenta una facciata a capanna con un portale sovrastato da una lunetta decorata con un motivo ad intreccio, un’ampia finestra e due finestrelle laterali, aperte nel Seicento. L’interno, coperto a capriate, termina con una bella nicchia finemente scolpita e affrescata dal Signorelli; in alto è rappresentato il Padre Eterno, con in mano il Libro della Vita, tra due bellissimi angeli, Santa Maria Maddalena ed un altro santo. Nella parete sinistra, la grande nicchia in pietra racchiude all’interno l’affresco della Madonna della Misericordia di chiara impostazione pierfrancescana.
In alto sono visibili in stato frammentario: l’Incredulità di San Tommaso, l’Ingresso di Gesù a Gerusalemme, l’Orazione nell’Orto, l’Ultima Cena e la Flagellazione, sicuramente l’affresco più interessante con i bellissimi nudi dei flagellanti. Lungo la parete di destra, in alto, si susseguono altri episodi: la Crocifissione, la Deposizione dalla Croce, la Discesa di Gesù nel Limbo, la Deposizione nel sepolcro e la Resurrezione.
Di questi affreschi la Crocifissione, la Flagellazione e dell’Altare maggiore sono ritenuti opera del maestro, mentre gli altri sono attribuite ai seguaci. Nella nicchia è rappresentata la Madonna di Loreto. L’attuale sagrestia occupa lo spazio del primitivo oratorio quattrocentesco e custodisce tracce di affreschi tardo gotici attribuiti ad un pittore locale d’ispirazione senese-aretina.
Nel 1973 Alberto Burri, vincitore del Premio Feltrinelli per la Grafica, devolse l’intero importo, assegnatogli dall’Accademia dei Lincei, al recupero dell’Oratorio di San Crescentino e al restauro degli affreschi.
Località Morra (20 km da Città di Castello) – 📲 Aperto su prenotazione al 331 5793733 – 075 8554705 – museo@diocesidicastello.it
A Città di Castello Palazzo Vitelli alla Cannoniera è stato splendidamente affrescato intorno alla metà del Cinquecento per volere di Alessandro Vitelli da Cristofano Gherardi da Sansepolcro e da Cola dell’Amatrice, con l’intervento di Vasari. La galleria civica conserva poi opere di Spinello Aretino, Antonio Vivarini […] Pomarancio e Santi di Tito, nonché il magnifico Martirio di san Sebastiano di Luca Signorelli e una delle prime opere di Raffaello Sanzio, il Gonfalone della Santissima Trinità.
Anche il Museo del Duomo custodisce opere testimoni della vitalità artistica che nei secoli ha contraddistinto la città, come la Madonna col Bambino e san Giovannino del Pintoricchio, databile all’ultimo decennio del Quattrocento, un Crocifisso attribuito a Nero Alberti da Sansepolcro e il Cristo in Gloria di Rosso Fiorentino (1528-1530). Del sistema museale ecclesiastico fa parte anche l’Oratorio di San Crescentino di Morra, frazione di Città di Castello, con affreschi di Luca Signorelli e scuola (1504-1507 ca.).
Percorso Vitelli
A questa famiglia di abili politici, capitani di ventura e uomini di chiesa si devono, oltre al Palazzo della Cannoniera, almeno altri tre grandi palazzi: il Palazzo in piazza o all’Abbondanza, nell’antica piazza dei Vitelli, ora piazza Matteotti, il Palazzo a San Giacomo e Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, voluto alla metà del Cinquecento da Paolo e Chiappino Vitelli. Alla committenza Vitelli sono legati anche edifici fuori dal centro storico come la Villa di Garavelle, ora sede del Museo malacologico Malakos.
Le chiese Tifernati
Il percorso continua tra le chiese cittadine come la Basilica Cattedrale dei Santi Florido e Amanzio che porta i segni del rinnovamento cinquecentesco promosso soprattutto dalla famiglia Vitelli. Vale la pena soffermarsi presso le chiese di San Domenico e San Francesco, dove un tempo erano conservate opere di Signorelli e Raffaello, e oggi sono ancora visibili i quattrocenteschi affreschi di Antonio Alberti da Ferrara e l’Incoronazione della Vergine di Giorgio Vasari (1563), nella seconda.
Proseguendo verso nord, è possibile fare tappa a Pistrino, frazione del comune di Citerna, per ammirare la chiesetta di Santa Maria Assunta, che ospita affreschi rinascimentali di ispirazione o scuola del Perugino.
Andando ancora verso nord si trova il Castello Bufalini, un raro esempio di dimora storica signorile che conserva parte dei suoi arredi, l’archivio di famiglia e l’antico giardino. L’edificio, nato come fortilizio difensivo al confine tra lo stato della chiesa e la Repubblica Fiorentina, venne trasformato nel Cinquecento dall’abate Ventura Bufalini e del fratello Giulio in un palazzo nobiliare: il progetto architettonico venne affidato a Nanni Ongaro e gli affreschi a Cristofano Gherardi da Sansepolcro.
Verso sud a Monte Santa Maria Tiberina, la visita al Palazzo Museo Bourbon del Monte e alla cappella di famiglia nella pieve di Santa Maria Assunta permette di conoscere la storia dei Bourbon del Monte, una famiglia che in età moderna ha dominato i rapporti istituzionali e politici dell’Italia centrale, intesa come Toscana, Umbria e Marche- con il Gran Ducato di Toscana e lo Stato della Chiesa.
Proseguendo ancora verso sud si può arrivare fino a Montone, che tradizione vuole sia stato edificato dalla famiglia Fortebracci. Nel XV sec., Montone vive il suo momento di maggior splendore grazie soprattutto alla figura di Andrea “Braccio” Fortebracci, ovvero Braccio da Montone, uno dei più grandi capitani di ventura italiani, che concepisce il disegno di creare uno Stato unico in Italia centrale con capitale Perugia. Qui si può visitare il Complesso Museale di San Francesco ricco di quadri rinascimentali tra cui spicca la Madonna della Misericordia (1482) di Bartolomeo Caporali.
Ritorna TESTE DI LEGNO, spettacoli di teatro di figura per tutta la famiglia! Per festeggiare i venti anni della compagnia “PoliTheater” è stato organizzato ad un programma davvero speciale! Il primo appuntamento sarà domenica 19 gennaio alle 17.30 con “Mettici il cuore”, della compagnia pugliese NINA THEATRE, uno spettacolo che sta girando il mondo. Tutti gli eventi si terrannò presso il Teatro degli Illuminati.
L’evento continua il 2 Feabbraio alle ore 17.30 con il ” Teatrino dell’ES ” per lo spettacolo dal titolo “Il Pranzo d’Arlecchino“.
Domenica 9 Febbraio ore 17.30 continua con lo spettacolo “CRA CRA’ PUNK” della compagnia “FonteMaggiore / Il Laborincolo” .
Ultimo appuntamento Domenica 16 Febbraio ore 17.30 con “Il Buono, lo Gnomo e il Cattivo” della compagnia “Teatro delle 12 Lune”.
Sarà possibile prenotare i biglietti a partire da lunedì al numero 3926467999.
Prezzo biglietto – 5 Euro a spettacolo
Gli Umbri erano un antico popolo italico di lingua indoeuropea che si ritiene giunto in Italia nel II millennio a.C., quando occuparono un’area che in epoca classica si estendeva dall’Alta Valle del Tevere fino al mar Adriatico. Tradizionalmente il confine naturale tra la popolazione degli Umbri e degli Etruschi era il fiume Tevere: i primi occuparono l’area a oriente e i secondi quella a occidente.
Lo confermerebbero i numerosi ritrovamenti di epoca etrusca avvenuti nella frazione di Fabrecce a Città di Castello.
Gli Etruschi furono un popolo dell’Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un’area denominata Etruria, corrispondente all’incirca alla Toscana, all’Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale.
A partire dal IV secolo a.C. si assiste alla progressiva espansione nella regione dei Romani. Dal I secolo d.C. l’Alta Valle del Tevere entra a far parte della VI regione augustea, l’Umbria, allora comprendente parte delle attuali Marche.
Con la fine dell’Impero, l’Alta Valle del Tevere si trovò nuovamente ad essere una terra di confine tra i Bizantini e i Longobardi.
Un itinerario archeologico in Altotevere può iniziare da San Giustino per visitare in località Colle Plinio i resti della villa di Plinio il Giovane in Tuscis e conoscere la storia di questo insediamento nel Museo archeologico allestito nella splendida Villa Graziani. Una collezione di busti di epoca romana, in parte riadattati nel Cinquecento, si trovano all’interno del Castello Bufalini e facevano parte della collezione di questa importante famiglia. Vale una sosta anche la cripta della chiesa arcipretale, databile al IX sec. d.C., che conserva al suo interno marmi di reimpiego, probabilmente provenienti dalla Villa di Plinio, e decorazioni di epoca altomedievale.
Salendo verso Monte Santa Maria Tiberina, dove è possibile vedere tracce di strade d’epoca romana, sono esposti all’interno del Palazzo Museo Bourbon del Monte reperti che vanno dalla preistoria al periodo longobardo, quando Monte Santa Maria Tiberina assunse la fisionomia di una fortificazione, più precisamente un castrum, posto sul confine del territorio longobardo con il corridoio bizantino.
A Città di Castello, antica Tifernum Tiberinum, la città romana si localizza nell’area meridionale del centro storico, in corrispondenza di un’ansa del fiume Tevere. Nell’isolato compreso tra via Oberdan e via Borgo Farinario sono visibili i resti dell’anfiteatro, risalente al primo secolo d.C. La Pinacoteca comunale conserva una piccola raccolta archeologica: all’ingresso sulla sinistra si trova un sarcofago del III sec. d.C. proveniente dalla frazione di Badia Petroia, mentre, una più ampia sezione sarà presto esposta nel rinnovato allestimento dedicato al museo della città. Nella sala del consiglio nel Palazzo comunale sono esposte epigrafi latine provenienti dall’area urbana e suburbana.
Proseguendo ancora verso sud, e salendo verso la città di Montone, è possibile visitare la sezione archeologica del Museo Civico all’interno del Complesso Museale di San Francesco, la quale custodisce i resti di una villa romana costruita nei pressi di Santa Maria di Sette nel II secolo d.C.
Scendendo ancora più a sud, presso la città di Umbertide, troviamo il Museo civico di Santa Croce.
Presenta un’interessante sezione archeologica: materiali ceramici dall’età protostorica al periodo ellenistico e romano, monete databili al IV-V secolo d.C. provenienti da un insediamento sul Monte Acuto e una stipe votiva con bronzetti di tipo italico del genere schematico a figura umana e animale, (VI-V secolo a.C.).