Artigianato in Alta Valle del Tevere

Arte tessile

In Alta Valle del Tevere la tradizione tessile era concentrata all’interno dei conventi e dei monasteri femminili, in cui si producevano paramenti sacri e corredi, e nelle campagne, dove le donne si dedicavano al ricamo per rispondere alle necessità familiari.
A Città di Castello nel 1908 grazie all’iniziativa filantropica di Alice Hallgarten Franchetti venne fondato il laboratorio di “Tela Umbra”, ancora attivo, e ora sede anche della Collezione tessile di “Tela Umbra”. L’intento di Alice era quello di tramandare e valorizzare l’arte del lavoro al telaio, fonte di guadagno per le tessitrici che, allo stesso tempo, erano messe in condizione di poter rimanere vicine ai propri figli grazie alla presenza di un asilo.
Esempi di telaio domestico sono invece esposti presso il Centro delle Tradizioni Popolari di Garavelle, dove sono documentate le lavorazioni artigianali necessarie alla produzione di beni di consumo quotidiani. Accanto ai telai ci sono gli oggetti che in casa occorrevano per i lavori di filatura e tessitura filaretti, navette, rocche, aspi, fusi, l’arcolaio, il filatoio o filatoro e la gramola o maciulla.

La lavorazione del tabacco

La coltivazione del tabacco fu per lungo tempo una delle principali fonti di sostentamento per le famiglie in Alta Valle del Tevere. Le prime coltivazioni di una certa importanza per scopi commerciali nella penisola italiana risalgono agli inizi del Seicento e risiedono proprio nel territorio della ex Repubblica di Cospaia (1441-1826), oggi nel comune di San Giustino. Qui è possibile visitare il Museo storico e scientifico del tabacco, dove sono documentate le fasi della coltivazione e della lavorazione di questa pianta e si narra la storia delle tabacchine, grandi protagoniste di una rivoluzione sociale che le vide abbandonare il tradizionale lavoro casalingo, per essere inserite nelle grandi industrie. Merita una visita anche il piccolo centro di Cospaia e da lì percorrere il sentiero del Contrabbandiere, utilizzato nei secoli per contrabbandare il tabacco.
Anche a Città di Castello il paesaggio è stato segnato dalla presenza di magazzini per la coltivazione del tabacco. Un piccolo essiccatoio si trova presso il Centro delle Tradizioni Popolari di Garavelle, ma gli edifici sicuramente più imponenti sono gli Ex Seccatoi del Tabacco, una delle sedi della Collezione Burri. Inaugurati nel 1990, costituiscono un esemplare recupero di archeologia industriale operato per volontà di Alberto Burri. Vi sono ora esposti i grandi cicli, l’opera grafica permanente e la sezione documentaria.

La stampa

L’invenzione della stampa a caratteri mobili attribuita all’orafo di Magonza Johann Gutenberg (1455) costituì una vera e propria rivoluzione culturale per l’Europa del Quattrocento.
A Città di Castello il primo torchio tipografico entrò in azione nel 1538 per opera degli stampatori Bartolomeo e Niccolò Gucci di Cortona e Antonio Mazzocchi di Cremona. I tre provenivano da Firenze, realtà con la quale la città era in stretto rapporto grazie ai legami della famiglia Vitelli con la signoria Medicea. Su incarico dei Priori cittadini i tre stampatori ambulanti composero il Liber statutorum Civitatis Castelli, gli Statuti che riportano le leggi, le regole e le gabelle applicate.
Alla fine del Settecento fu fondata dagli assisiati Francesco Donati e Bartolomeo Carlucci quella che poi divenne la tipografia Grifani-Donati, una delle più antiche tipografie d’Italia ancora attive e sede del Centro di documentazione Arti Grafiche “Grifani-Donati 1799”.
Gli ultimi decenni del l’Ottocento videro la nascita dell’impresa tipografica fondata da Scipione Lapi (1872) che caratterizzò l’attività editoriale di Città di Castello degli inizi del nuovo secolo. Dalle officine della Lapi uscirono molti dei testi di studiosi come Raffaele De Cesare e Giosuè Carducci, oltre che importanti volumi di letteratura italiana, latina e greca e il famoso dizionario di greco di Lorenzo Rocci.
Dopo la chiusura della Lapi nel 1910, nella sua sede si insediò la Leonardo da Vinci guidata da don Enrico Giovagnoli e da una sua costola venne fondato nel 1913 a Selci di San Giustino lo Stabilimento Tipografico “Pliniana”, ancora oggi attivo e sede del Museo dello Stabilimento Tipografico “Pliniana”.
A Città di Castello, nei primi anni del Novecento, nascono altre due importanti realtà: la Libreria editrice Paci LA TIFERNATE e la Casa editrice IL SOLCO. La prima fu fondata da Giuseppe Paci nel 1926 ed ebbe maggiore fortuna, crescendo e differenziandosi fino a organizzarsi, nel secondo dopoguerra, in collane (manualistica per studenti, riviste, testi satirici, grandi classici,…). L’attività de LA  TIFERNATE andò avanti fino alla morte del suo fondatore a soli 61 anni.
La casa editrice Il Solco, il cui logo è una vanga con inserito un libro aperto nel quale è scritto il motto “Dissodare”, viene creata nel 1920 da tre tifernati, Gustavo Bioli, Enrico Giovagnoli e Giulio Pierangeli, che danno vita a una iniziativa editoriale che poggia sulla tradizione di Scipione Lapi e su due cooperative di tipografi, l’ “Unione Arti grafiche” e la “Leonardo da Vinci”(alle quali poi si uniscono la tipografia “Pliniana” di Selci e la “Oderisi” di Gubbio) . Il primo volume edito è La capacità politica delle classi operaie, di P. G. Proudhon, tradotto e curato da G. Pierangeli. La casa editrice sarà una piccola ma luminosa meteora, chiudendo con le pubblicazioni qualche anno dopo.
Oggi, nella centralissima piazza Matteotti, queste due realtà rivivono grazie all’Archivio storico della Libreria editrice Paci LA TIFERNATE e della Casa editrice IL SOLCO che raccoglie tutta la loro documentazione.