Tra paesaggio e interessi botanici

Questo insolito itinerario prende avvio dal centro storico di Città di Castello dove la Pinacoteca comunale in Palazzo Vitelli alla Cannoniera conserva un suggestivo esempio di giardino all’italiana, con siepi di bosso che formano aiuole regolari, a ricordare quello che un tempo era chiamato il ‘Palazzo del giardino’. Il percorso prosegue verso un altro giardino legato alla famiglia Vitelli, quello del Palazzo di Sant’Egidio, un tempo animato da fontane con giochi d’acqua, piante da frutto rare e animali. Da qui si giunge alla Collezione Tessile “Tela Umbra” che, nella sezione dedicata alle scuole di Montesca e Rovigliano, illustra gli interessi di Alice e Leopoldo Franchetti per la botanica e la trasmissione ai più piccoli delle conoscenze legate all’agricoltura. Dalla “Tela Umbra” non si può non procedere per Villa Montesca, che sorge poco sopra Città di Castello lungo la strada che conduce al Monte Santa Maria Tiberina. La biblioteca della Villa conserva molti dei testi di botanica della raccolta dei Baroni, mentre nel parco è possibile ammirare le numerose specie arboree fatte appositamente giungere dai Franchetti da ogni parte del mondo.
Sempre a Città di Castello si visita il Centro delle Tradizioni Popolari di Garavelle dove gli oggetti raccontano la vita nelle campagne e i tipi principali di coltivazione. Il centro fu fondato da Livio Dalla Ragione a cui è legata un’altra importantissima impresa per l’Alta Valle del Tevere: la Fondazione Archeologia Arborea a San Lorenzo di Lerchi che, nata oltre trent’anni fa dalla passione di Livio, continua ancora oggi la sua attività grazie alla competenza e alla tenacia della figlia Isabella. La Fondazione ha lo scopo di recuperare le antiche piante da frutto presenti fin dall’antichità in Alta Valle del Tevere. Nel tempo è stato realizzato un frutteto-collezione composto da circa 500 esemplari di diverse specie in 150 diverse varietà in cui le piante, coltivate con i sistemi tradizionali, sono inserite in un contesto che recupera e restituisce l’armonia e le suggestioni di un paesaggio agricolo di antica sapienza.

Spostandoci verso San Giustino, il giardino del Castello Bufalini è quello realizzato nel Settecento dall’architetto e pittore Giovanni Ventura Borghesi: un magnifico giardino all’italiana pieno di fiori, di frutta e di vegetali, irrigato da un complesso impianto idrico con peschiere, fontane, giochi d’acqua, realizzati da fontanieri fiorentini, con spazi tipologicamente caratterizzati come il voltabotte in alloro e viburno per le passeggiate, il roseto con rose profumate derivanti da antiche varietà, il giardino segreto, la limonaia ed il labirinto. Un camminamento dal Castello consentiva di raggiungere il Parco Roccolo, un grande parco di conifere e querce nato per lo svago privato dei Bufalini e ceduto al comune negli anni Ottanta. Tornati indietro, in direzione Celalba si giunge a Villa Graziani, con il suo suggestivo giardino all’italiana che scende verso valle, il roseto e il grande parco di lecci. Dalla loggia della Villa, è poi impossibile non pensare alle parole di Plinio e alla sua descrizione dell’Ata Valle del Tevere: “immagina un anfiteatro immenso e quale soltanto la natura può crearlo”.

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